Era la notte; e sul funereo letto
agonizzante il genitor vid'io
tergersi gli occhi, e con pietoso aspetto
mirarmi, e dire in suon languido: addio.
Quindi scordato ogni terreno obbietto
erger la fronte, ed affisarsi in Dio;
mentre disciolta il crin batteasi il petto
la madre rispondendo al pianto mio.
Ei volte a noi le luci lagrimose,
deh basti! disse; e a la mal ferma palma
appoggiò il capo, tacque, e si nascose.
E tacque ognun: ma alfin spirata l'alma
cessò il silenzio, e a le strida amorose
la notturna gemea terribil calma.