Odi che il bronzo rimbombando langue,
e l'ultimo momento
Morte ti strappa, e sul tuo volto esangue
stende le man:... sei spento.
Urlan le Furie accapigliate, e intorno
stanti con folta notte,
che alfine di putredine il soggiorno
con gli abissi t'inghiotte.
O tu, folle! sperasti altro compenso
dall'empietà che teco
negra impresa di sangue, e volo immenso
tentò eretta del cieco
ardir sull'ali? accumulare i scempi
de' tiranni più rei,
non re, sapesti; ma percoton gli empi
non chimerici dei.
Invan gloria sognasti, il grido invano
tu de' secoli udisti,
ch'or plausi turpi d'uno stuolo insano
a esecrazion van misti.
Vincesti? e invan; regnasti? e invan, superbo,
ché con destra di possa
de' giusti il Dio del tuo comando acerbo
la catena ha già scossa.
Veggio l'empio seder amplo in suo orgoglio
qual di monte ombra in campo
sublime al par di cedro erge suo soglio;
ma squarcia l'aer un lampo;
tosto il veggio tremar, piombar, sotterra
cacciarsi al divin foco;
invan lo sguardo mio cercandol'erra,
nemmen conosco il loco.