Ugo Foscolo - Opera Omnia >>  In morte di Amaritte




 

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      Qui sorge un'urna, e qui in funereo manto
erran le Grazie, e qui eccheggiar s'ascolta
flebili versi, fioche voci, e pianto.

      E di cipressi sotto oscura volta
cupa Malinconia muta s'aggira
coi crin su gli occhi, e nel suo duol raccolta.

      Qui gemebondo a lagrimar si mira
Vate canuto su la sorda pietra,
e ora ammuta, ora geme, ed or sospira:

      giace da un lato al suoi mesta la cetra,
che con le dolci fila tremolando
manda intorno armonia confusa e tetra;

      e i primi affanni suoi più rammentando
al tetro suon Filomela risponde
suoi lai soavemente modulando.

      Al duol, che il Vate misero diffonde
tutto sospira, tutto s'accompagna,
tutto a piangere seco si confonde.

      Trista è così de' morti la campagna
allor che Young fra l'ombre de la notte
sul fato di Narcisa egro si lagna.

      E al suon di sue querele alte interrotte
Silenzio, Oscurità s'alzan turbati
dal ferreo sonno di lor ampie grotte.

      Qui pur regna tristezza! E al colle, ai prati
agli alberi, alle fonti, ed agli augei
narra il buon Veglio d'Amaritte i fati.

      Anch'io, dolce Poeta, anch'io perdei
tenera amica, onde confondo or mesto
a' tuoi dirotti pianti i pianti miei.

      Erano gli occhi suoi caro e modesto
raggio di Luna, era il parlar gentile
gioioso Cardellino appena desto.

      Ah! la Ninfa più amabile d'aprile
che inghirlanda di rose i crini a Flora
tanto non era a sua beltà simile.

      Ma come il sol de la vezzosa aurora
le chiome arde e le vesti, e co' suoi dardi
spegno i fioretti, e di favonio l'òra;

      così morte accigliata i dolci sguardi
de la tenera amica d'improvviso
chiuse, che i voti miei furono tardi.

      Pallido, e smorto io vidi il vago viso,
udii gli estremi accenti, e 'l fiato estremo
esalare fra un languido sorriso.

      È un anno intanto che coi pianti io spremo
dell'affannato cor l'immensa doglia,
che sol trovo conforto allor ch'io gemo.

      Cinta di bianca radïante spoglia
scende talora la pietosa amante
a consolarmi da l'empirea soglia.

      E poco fa Ella apparve a me dinnante
a mano d'Amaritte, a cui conforme
fu l'età, fu il costume, e fu 'l sembiante.

      A le fiorite placide lor orme
io le conobbi, ed al sereno riso,
e le conobbi a le beate forme.

      Sparpagliavano gigli, e dolce, e fiso
aveano in me quel raggio, che d'intorno
i piacer diffondea del Paradiso.

      Poscia su rosea nube a lor soggiorno
corteggiate dai Spiriti innocenti
balenando beltà facean ritorno.

      Ma tu, dolce Poeta, a' tuoi lamenti
pon modo alfine, e fa che un lieto canto
s'unisca ai loro angelici concerti.

      Or che siedi sull'urna, e un serto intanto
di cipresso lor tessi, Elle dal Cielo
ti guardan coronate d'amaranto.

      Oh! se avvolta talora in niveo velo
la gentil Coppia a raddolcir discende
la piaga che a te fé' di morte il telo;

      deh! tu ravvisa alle virginee bende
al crin biondo alle cenile pupille
la mia Angioletta, e sospirando dille:

      odi che il tuo Fedel piange e t'attende.



EDIZIONE DI RIFERIMENTO: "Ugo Foscolo - Opere - Tomo I", edizione diretta da Franco Gavazzeni, Riccardo Ricciardi Editore, Milano-Napoli, 1974







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